venerdì 4 maggio 2012

Made In Japan

Il più intenso weekend di musica di musica live pechinese è appena passato. Mentre a Roma si è svolto il "concertone" di Piazza S. Giovanni, Pechino ha visto tre giorni di festival rock in diverse parti della città: il "classico" Midi, l'indie Strawberry, e il folk Dong Party per citare i principali. Praticamente tutte le band locali hanno avuto occasione di esibirsi in almeno uno di questi. Sui palchi anche qualche artista straniero, ma niente grandi nomi....

Se ancora vi trovate a Pechino, e di yaogun ("rock") non ne potete più, vi segnalo l'arrivo dal vicino Giappone degli artisti dell'etichetta Flau; elettronica soffice e suadente, che potrebbe essere la giusta colonna sonora  per l'estate pechinese che sembra già essere arrivata.


L'appuntamento è giovedì prossimo (10 Maggio) al 2 Kolegas, ore 9 (Biglietto 80 Rmb).

L'evento è il collaborazione con l'etichetta  / radio digitale pechinese Fruityshop, che alla Flau ha dedicato una puntata speciale del proprio podcast; la potete ascoltare qui, per conoscere la Flau e fare anche un po' di esercizio d'ascolto del cinese.

lunedì 9 aprile 2012

Per favore usa il corpo che polverizza le passioni per fuggire via....

L'ho atteso a lungo, poi finalmente è arrivato, e il primo impulso a scriverne subito è stato rallentato da diversi eventi, compresa una certa delusione...ma ciò non toglie che i Residence A sono uno dei migliori gruppi emersi recentemente dall'underground pechinese: originali ma non sperimentali, giovani ma già solidi, e i loro live sono così esplosivi e coinvolgenti che difficilmente un disco può catturarne l'essenza e l'energia, ed è da qui che viene quel po' di delusione......

L'album d'esordio (se si esclude l'omonimo ep demo) dei Residence A (A公馆  A Gongguan) ha avuto una lunga gestazione: registrato ormai quasi due anni fa dal produttore inglese, ma residente a Pechino, Martin Rawlins, sono poi circolate varie voci sul nome dell'etichetta che lo avrebbe pubblicato, poi alcuni problemi con la realizzazione della copertina, infine finalmente è uscito i primi di Marzo.
Il cd è stato alla fine pubblicato dalla band stessa in modo indipendente (ma attraverso un editore ufficiale per ottenere il "codice isbn" che ne permette la commercializzazione).
L'uscita del disco è ora accompagnata da un tour imponente per numero di date, che in questi giorni sta passando praticamente per tutte le città cinesi di prima e seconda fascia.

Dei Residence A avevo già parlato qualche post fa, a proposito di un loro brano poi contenuto in questo Per favore usa il corpo che polverizza le passioni per fuggire via (traduzione più o meno libera del titolo del disco 请用身体砸碎欲望逃生). Il brano era 送春  (songchun) che ha un incedere quasi epico con un ritornello semplice e un riff solare. Potrebbe diventare un inno per i giovanissimi cinesi (90后) o una hit radiofonica, se in Cina esistessero trasmissioni dedicate alla musica indipendente, e se non fosse per la sua durata che supera i nove minuti, fatti di feedback, un profondo basso "post-punk" e una struttura aperta. Ma è proprio questo che rende i Residence A interessanti, orecchiabili e cantabili ma con arrangiamenti mai banali, piuttosto sempre pronti a esplorare coscientemente i labili limiti (se esistono) che separano i generi musicali. Potrebbero sembrare una band di pop commerciale ma sono qualcosa di più, almeno per ora.
Chi ha già visto il gruppo in uno dei loro innumerevoli concerti ritroverà nel disco anche alcuni brani noti. Il disco infatti mette insieme canzoni recenti con alcuni "classici" già apparsi sul loro primo demo, come Odore  (嗅 xiu), e il suo testo ripetuto all'infinito: "Questo è un mondo caotico, questa è una stagione miserabile, questa è una bella favola, questa è una notte magica", o il live rock anthem "Hello everybody are you ready?" di Il calore sta accanto a te (温暖在你身旁).
Ci sono poi ammiccamenti all'elettronica nell'apertura del disco o nel ritmo di una tastiera giocattolo di Disco. Per poi finire con Compagno/a alla luce del sole (阳光下的伙伴), quasi otto minuti di riff e cori pieni di vita che ci chiudono con i versi "Ancora un sogno a colori, ancora un vento multicolore, ancora una strada da percorrere, ancora una canzone da cantare".


Insomma, sebbene il palco sia la dimensione ideale della band e la registrazione non suoni come dovrebbe, Per favore usa il corpo che polverizza le passioni per fuggire via è un disco di rock potente, melodico, coinvolgente che fotografa un gruppo destinato a crescere ancora di più nel finalmente sempre più affollato mondo dello yaogun (rock) cinese. Loro sono pronti a stupire, e anche a scioccare, a giudicare dal cuore vero in copertina e un coniglio scuoiato, fotografato a dimensioni reali al suo interno; i deboli di stomaco sono avvertiti.




lunedì 19 marzo 2012

Beijing Post Rock

Post-rock. Un genere musicale il cui nome ogni volta che viene citato lo si fa con un certo senso di colpa, quasi che questa definizione in fondo non voglia dire niente.
Ma a un certo tipo di musica un nome si dovrà pur darglielo, tanto più che molti gruppi hanno ormai un suono spesso simile, in questo caso fatto di brani in prevalenza strumentali, in cui tessiture chitarristiche creano dinamiche e atmosfere emotivamente coinvolgenti, soprattutto se si è inclini alla malinconia.
Difficile dire se sia nato prima in Scozia, a Chicago o a Louisville (capitale del Kentucky e del tabacco) ma questi sono luoghi in cui è emerso inizialmente negli anni '90, come forma musicale ibrida e di difficile definizione. Nel tempo si è poi cristallizzato in una forma piuttosto riconoscibile, ed oggi è un genere diffuso un po' ovunque. Non fa eccezione la Cina. 
Che anche la Cina fosse post-rock è già stato detto, in questi ultimi anni questo genere è però cresciuto rapidamente in particolare a Pechino, non solo per quanto riguarda il numero e la qualità di gruppi, ma anche di successo di pubblico.

Lo testimonia proprio Beijing Post-Rock, che si è tenuto al Mao Livehouse lo scorso venerdì 16 Marzo.  Il nome di questo concerto è abbastanza esplicito e il pubblico è stato numeroso, sul palco i principali gruppo del post-rock pechinese: Glow Curve, Sparrow e Grinding Ear.
Sono i Glow Curve (发光曲线  faguang quxian) il gruppo più interessante, soprattutto perché hanno un suono che si sta evolvendo rapidamente, allontanandosi sempre di più dagli stereotipi del post-rock. Originariamente chiamati Maze (迷宫 migong), vivono a Tongzhou, periferia orientale pechinese che da qualche tempo è diventata casa di molti giovani gruppi musicali della capitale,
Glow Curve
grazie anche ad affitti bassi e disponibilità di sale prova. In particolare i Glow Curve nascono dal collettivo/etichetta Nojiji e sono tra i gestori anche di uno dei locali più interessanti dell'underground musicale di Pechino, che è il Raying Temple (小雷音; Josh Feola di Pangbianr.com ne ha già scritto su Wire). Sebbene il loro ultimo (e in verità primo) album segua percorsi piuttosto prevedibili, è dal vivo che i Glow Curve spostano le coordinate del "Beijing Post Rock" un po' più in avanti, anche verso terreni inesplorati. Nonostante alcuni problemi tecnici il concerto di sabato scorso non ha fatto eccezione. 
Gli Sparrow (文雀 wenque) sono poi l'altro gruppo più noto del genere, tanto da avere seguito di fan piuttosto attenti e devoti. 
Chitarre in primo piano, riverberi e delay d'ordinanza, e rigorosamente strumentali. Molti gruppi post-rock possono annoiare i più od emozionare quella fetta di ascoltatori abituati e dal giusto spirito.
In ogni caso, la serata è stata ha celebrato la pubblicazione (per lo più virtuale) di un album che raccoglie il meglio di questi gruppi e lo si può ascoltare qui. E' stato pubblicato dalla 1724 records, una "micro indie label"di Pechino che ha già prodotto dischi interessanti di gruppi post-rock (come Pentatonic e i 48V di Chengdu), e non solo, ma soprattutto è un'ottima occasione per fare la conoscenza del "Beijing Post Rock"!



giovedì 8 marzo 2012

Un panno rosso...

Ancora Caratteri Cinesi ha pubblicato una bella traduzione di Tania Di Muzio del classico di Cui Jian Un Panno Rosso (一块红布).  Indiscusso "padrino del rock cinese", Cui Jian è stato la prima icona rock emersa nella Cina di Deng Xiaoping.
In particolare Un Panno Rosso ha acquistato un significato politico durante le manifestazioni di Piazza Tian'anmen, e proprio per questo è divenuto un classico in qui tutta una generazione si è riconosciuta.
Nella pagina si trova anche un link al video del brano, diretto da Zhang Yuan, il primo regista indipendente cinese, che proprio in quel periodo ha collaborato con Cui Jian nel suo secondo film Beijing Bastards (北京杂种) in cui ha fotografato l'atmosfera di quegli anni (i primi Novanta): l'underground rock, i margini della società, insomma una Pechino diversa e che nel frattempo è già cambiata.


venerdì 2 marzo 2012

Sally Can't Dance sta tornando

Se vi state chiedendo dove sia il limite della sperimentazione musicale in Cina, quanto rumore possa fare un 80后 disilluso, o fino a che punto l'assenza di ogni melodia può essere ancora definita musica, allora alcune risposte le potete trovare questo fine settimana a Pechino, al Sally Can't Dance, rassegna di due giorni avant-rumorista, impro-sperimentale, che in questa quarta edizione raccoglie il meglio (molti direbbero "il peggio") della sperimentazione non accademica di tutta la Cina.
Questo mini-festival si era finora svolto al D-22, mitico locale di Pechino, chiuso poche settimane fa, e quest'anno si svolgerà in un nuovo locale ancora senza nome, ma che sembra essere destinato a diventare nelle prossime settimane proprio la nuova incarnazione del D-22.
Sull'ottimo Pangbianr (che quest'anno è tra gli organizzatori) potete trovare tutte le informazioni e il programma.
Negli anni passati Sally Can't Dance ha visto la partecipazione anche di ospiti internazionali importanti come il chitarrista Fred Frith, quest'anno invece i musicisti sono tutti cinesi, e alcuni di loro si vedono raramente a Pechino. Così oltre a soddisfare tutte le vostre curiosità sui suoni più estremi prodotti in Cina, potrete visitare quello che molto probabilmente sarà il nuovo D-22 e, magari, finalmente capire anche perché un festival musicale pechinese ha prende il nome da una canzone di Lou Reed.

sabato 25 febbraio 2012

China(-Files) Rocks

Beijing Calling è nato da poco, ma ha già contratto un grande debito di riconoscenza con China Files, che è uno dei migliori modi per ascoltare ciò che la Cina ha da dirci, e in italiano... questa voce poi si è fatta ancora più colorata con Caratteri Cinesi che ha in questi giorni pubblicato un bel post sulla nascita del rock in Cina, tradotto da Mauro Crocenzi, che "aiuta a capire cosa l’esplosione del rock cinese ha significato negli ambienti culturali nella Cina degli anni Ottanta e Novanta.". Scritto da Luo Bing, è un omaggio sentito all'esplosione del rock in Cina. Un testo personale e nostalgico, ma dentro il quale si trova un elenco di canzoni e gruppi da riscoprire, per tornare indietro nel tempo e, per noi, vivere per la prima volta una stagione in parte perduta e, forse, irripetibile...

martedì 21 febbraio 2012

Forma(to) e sostanza 2: oltre Buddha

A proposito di formati musicali inusuali...

Importanti esempi sono la Buddha Machine ed Hexiefu, entrambi realizzati dal duo elettronico-sperimentale FM3 (爱父爱母三). Composto da Zhang Jian  e Christiaan Virant,  FM3 è tra i progetti cinesi di questo genere il più noto al livello internazionale, soprattutto per l'aver pubblicato su etichette straniere (come l'importante Staalplaat) una manciata di lavori, tra cui soprattutto la Buddha Machine.

Si tratta di un piccolo apparecchio, contenente alcuni loop di pochi secondi registrati dal gruppo e riproducibili a bassa fedeltà; per lo più drone e ambient eterea.
Buddha Machine
Un formato che va oltre l'idea di disco tradizionale, e in cui è l'ascoltatore a determinarne esecuzione, durata e varietà. Quando la prima edizione uscì nel 2005, distribuita in Europa da Staalplaat, incline a formati e confezioni poco convenzionali, questa bizzarria musicale attirò l'attenzione dei media e fu definita l'"anti iPod". Idea geniale e rivoluzionaria?
Forse in Occidente, ma non certo in Cina, dove Buddha Machine (in cinese 念佛机 nianfoji) sono tutti quegli apparecchi che contengono le registrazioni di sutra e canti buddisti; ce ne sono di diverse dimensioni e contengono da una manciata di versi a centinaia di canti. Si possono trovare in vendita nei pressi di ogni grande tempio buddista cinese, ed è proprio in uno di questi templi che Virant ha trovato l'ispirazione per la sua creazione.
(Si può azzardare a dire che simili apparecchi religiosi siano moderni frutti delle scuole buddiste devozioniste sviluppatesi soprattutto nella Cina meridionale, per cui la strenua ripetizioni di alcuni specifici sutra può portare alla salvazione dell'anima, ma forse è meglio non rischiare...).
Dal 2005 a oggi sono stati poi realizzati alcuni dischi ispirati alla Buddha Machine (quella degli FM3), con remix, live, tra cui un re-work ad opera del grande produttore tedesco Robert Henke, e poi una nuova edizione del piccolo apparecchio in diversi colori. Alla fine ne sono stati venduti alcuni decine di migliaia di copie, cifra significativa per questo genere di musica.
Oggi la Buddha Machine non solo si trova nei negozi di dischi più trendy del pianeta, ma ha un suo sito ufficiale, ne sono state fatte magliette ed è diventata un'applicazione (anzi "app") per iPhone e iPad, mostrando chiaramente l'orientamento verso il mercato del progetto; anzi, le sue caratteristiche di essere un genere musicale di nicchia e il formato apparentemente anacronistico lo hanno reso forse se non un feticcio, sicuramente un prodotto commerciale. In poche parole: "Gli FM3 sono intelligenti, sanno fare soldi", questa è una frase che ho sentito ripetuta da alcuni musicisti "elettronici" pechinesi.
Anche per questo gli FM3 sono uno dei progetti musicali cinesi più interessanti, riconoscibili e peculiari, sono attenti alla propria immagine, sono attivi senza sovraesporsi, ma ciò che più conta è che la loro musica ha qualità e profondità rare.

Hexiefu e il suo misterioso contenuto
L'ultimo prodotto in ordine di tempo della Buddha Machine è proprio Hexiefu (和谐副 dal significato beneaugurale di "armoniosa felicità"), uscito un paio di mesi fa.
Questa volta la produzione è tutta cinese. Gli FM3 hanno infatti chiesto ad alcuni musicisti, cantanti o produttori cinesi di reinterpretare alcuni suoni della Buddha Machine, e hanno poi raccolto le tracce su un cd per il quale hanno creato una confezione apposita, fatta di un'anonima busta dorata sigillata (eredità forse dei packaging anti-convenzionali della già citata Staalplaat) che gli FM3 hanno riempito (loro stessi a mano, secondo quanto dichiarato in una recente intervista) con varie card colorate, gadget e cd montato su elegante cartoncino. Le buste sono poi state distribuite in un'unica edizione limitata e numerata.
La musica elettronico-sperimentale cui gli FM3 possono essere ricondotti si sa non è semplice e il più delle volte non è assolutamente piacevole, per molti può sembrare solo un insieme di brusii e fruscii senza apparente logica, eppure Hexiefu unisce l'importanza materiale e simbolica dell'oggetto a un contenuto musicale straordinario. Il migliore di tutte le re-interpretazioni della Buddha Machine, passate presenti e future. Nonostante l'eterogeneità degli artisti coinvolti - ci sono produttori dance (B6, Sun Dawei), cantautori folk (Wan Xiaoli, Da Wang Gang), improvvisatori radicali (Li Jianhong, Li Daiguo) e nomi importanti come Dou Wei - il disco ha una sua atmosfera distintiva, affascinante e seducente sebbene di difficile collocazione in un unico genere.
Insomma, con Hexiefu gli FM3 riportano la Buddha Machine in Cina, ne danno un'interpretazione nuova, fortemente cinese, e stabiliscono una connessione ancora più complessa tra musica cinese e occidentale. Allo stesso tempo gli FM3 confezionano un nuovo oggetto inusuale e imperdibile per gli appassionati di "artigianato" musicale cinese.

PS: questo post è stato pubblicato anche su China-Files!

giovedì 9 febbraio 2012

Forma(to) e sostanza 1: oltre il digitale

E' stata una delle ragioni per cui è nato Beijing Calling: l'accumulazione materiale di musica prodotta in Cina. "Materiale" nel senso fisico, ovvero di dischi, cd e formati vari. Sì perché, che ci crediate o no, nell'era del post-mp3 e della "nuvola", i dischi si fanno ancora (in Cina come nel resto del mondo), e un manipolo di appassionati (o folli nostalgici) ancora produce, crea, e persino acquista.
In particolare, nel paese della produzione di massa a basso costo c'è ancora spazio per qualche forma di "artigianato" culturale, con produzioni musicali, realizzate in un numero limitato di copie, da qualche decina a poche migliaia, a volte fatte in casa, a mano.
E' l'estetica del "fai da te", o meglio DIY (Do It Yourself), che si è sviluppata in seguito all'esplosione del punk britannico e che in Cina, è invece un fenomeno piuttosto nuovo, che si sta diffondendo soprattutto nel campo della musica indipendente.
Si tratta di produzioni musicali, o affini, su supporti di una volta come vinili, cassette e altri, o comunque edizioni limitate le cui confezioni sono realizzate spesso in modo artigianale e inusuale, da piccole o minuscole etichette discografiche, in modo assolutamente indipendente.
E' il ritorno dell'analogico che nel tempo del digitale suona ancora più fragoroso ed è una scelta estetica significativa.
Si potrebbe liquidare questo recente -e marginalissimo- fenomeno come un'ennesima copia di una moda occidentale che in Cina arriva solo ora, ma credo sia invece un segno di maturità della scena musicale indipendente cinese, un passo in avanti piuttosto che un passo indietro.
Oscillando continuamente tra vezzo estetico e passione amatoriale, questo "artigianato musicale" è il più delle volte promosso da giovanissimi, ovvero da quella generazione nata negli anni '80 (80后 balinghou) e che è cresciuta quando vinili e cassette vivevano i loro ultimi giorni di gloria.

In particolare, si può considerare questo fenomeno composto da due trend parzialmente distinti: l'interesse per il vinile e l'analogico in generale, e la creazione di nuovi formati o edizioni casalinghe, fatte a mano. In ogni caso, si notano ai concerti e nei negozi sempre più oggetti musicali indefiniti, fatti sempre più di passione e desiderio, piuttosto che di profitto.
Si può notare un trend più generale del mercato discografico soprattutto in Europa che per sopravvivere a una profonda crisi strutturale si rinnova tornando al passato, ovvero producendo vinile su scala sempre più ampia e creando formati nuovi, inusuali, ricchi packaging.
Ma in Cina, dove il mercato discografico è decisamente diverso, questa materialità dei supporti musicali rimane decisamente a un livello sotterraneo, una nicchia, e soprattutto DIY.

Uno dei primi segnali del ritorno all'analogico è stata la nascita dell'etichetta discografica Rose Mansion Analog, analogica di nome e di fatto, accompagnata dall'emergere di una scena musicale sempre più dedita alla sperimentazione e improvvisazione. E poi, complici anche bassi costi di produzione, alcuni gruppi hanno sperimentato con formati diversi, unendo in qualche modo tradizione e innovazione.
Ma tutto questo è materia per post successivi...

giovedì 2 febbraio 2012

Aspettando la Primavera

Si è da poco festeggiato il Capodanno Cinese, detto anche Festa di Primavera (chunjie 春节), ma in verità, viste le temperature di Pechino e del resto della Cina centro-settentrionale, la Primavera è ancora lontana. Allora mentre aspetto il lichun (立春), ovvero "l'inizio della Primavera", e una promessa di un po' di sole e giornate all'aria aperta, mi preparo con una canzone perfetta per l'occasione: 送春 (songchun), "regalando la Primavera" (la traduzione è libera) e la potete ascoltare qui:
http://site.douban.com/agg/
(il link è alla pagina douban - il "myspace/facebook" cinese - del gruppo, è in cinese ma non occorre essere sinologi per trovare il player dei brani)

Il gruppo si chiama Residence A (A 公馆) che, se posso azzardare un pronostico per il nuovo anno, saranno una grande rivelazione nei prossimi mesi. Sono giovanissimi ma negli ultimi due anni  sono cresciuti tantissimo, grazie a molto impegno, passione, e tantissimi concerti. Hanno registrato il nuovo disco oltre un anno e mezzo fa, ma uscirà solo tra alcune settimane (finalmente!). L'uscita del disco è accompagnata da un lungo tour in tutta la Cina, consiglio di non perderli.
Songchun  potrebbe diventare un inno generazionale, anche se dura circa 9 minuti.
In ogni caso è già la mia canzone per la prossima Primavera.

Buon ascolto

PS: da poco i Residence A hanno realizzato un video in cui eseguono una versione "unplugged" di Songchun (il video in bianco e nero è prodotto da una nota marca di scarpe). Si trova su questa pagina di tuduo (lo "youtube" cinese, anch'esso in caratteri ma non dovete essere Qian Zhongshu per trovare il tasto "play"): http://www.tudou.com/programs/view/67K54xcxtbc/?fr=1.

Buona visione

mercoledì 1 febbraio 2012

Benvenuti su Beijing Calling!

Un altro blog sulla Cina...di certo non se ne sentiva la mancanza vista la quantità di notizie e informazioni provenienti dal grande paese asiatico, anche in italiano. Eppure una simile quantità di notizie non sempre aiuta ad accorciare distanze, anzi al contrario spesso contribuisce a rafforzare gli stereotipi e preconcetti che si hanno su questo paese.
Ma almeno Beijing Calling non si preoccupa di raccontare la nazione cinese, semmai solo un suo aspetto minuscolo, se comparato a numeri e cifre iperboliche a cui la Cina ci ha (quasi) abituati. Questo ambito è la musica indipendente, o se volete rock e suoi derivati che in un paese con un miliardo e mezzo (qualcosina meno) di persone è conosciuto e seguito forse da una manciata di milioni di abitanti, e per lo più racchiusi in una fascia d'età e con una distribuzione geografica piuttosto circoscritte, quindi si tratta di un genere tutt'altro che rappresentativo del paese. 
Eppure più di altri generi della musica o della cultura popolare ha attirato attenzione e curiosità, e a volte anche alcune aspettative. Per alcuni è un piccolo culto sotterraneo, per altri un'esotica curiosità. Poi con i mezzi di comunicazione digitali è sempre più facile sentire, vedere, sapere di più di questo genere. Ma nonostante questo ancora una volta le distanze fanno fatica ad accorciarsi...
Infatti nel 2012, anno del Dragone, non tutti i gruppi cinesi suonano punk, non tutti i musicisti copiano gruppi e generi occidentali, e non tutti i "rocker" sono dissidenti politici.
Proprio per questo, benvenuti su Beijing Calling!